“The Legacy” original reviews, part #3

This is the third batch of reviews of the original edition of Amon’s “The Legacy”. Italian only this time!

White Noise Zine, Davide, January 2000
Esce per l’attivissima Eibon Records questo “The Legacy”, strepitosa prova di Amon, progetto dietro al quale si muove Andrea Marutti (mente anche di Never Known), musicista milanese tra i più meritevoli e interessanti della scena Dark Ambient in Italia. Già la grafica della confezione (ad opera del boss della Eibon) ci introduce, almeno visivamente, a quello che è il mondo di Amon: tre figure sofferenti, inumane, in un cerchio quasi rituale; una sensazione di gelo e vuoto fuoriesce dall’immagine. Inserito il CD nel lettore si prosegue nel viaggio. Amon elabora con intelligenza lunghe tracce fatte di campioni, drones ipnotici, profondi e distanti, dall’incedere lento ma incombente, lasciandoci dispersi in un mare di suoni inquietanti, a passeggiare in una catacomba. Il tutto articolato in sei diverse tracce, legate però da un filo conduttore che mantiene costante l’attenzione dell’ascoltatore. Un continuum sonoro sul quale sono inserite delle variazioni che modificano la struttura di base senza alterare l’atmosfera del disco, buia e opprimente. Indubbiamente qualcosa che va al di là della semplice musica, come spesso accade nel genere, un viaggio attraverso il suono, ma anche attraverso la mente; un sound cupo, senza mai risultare noioso o fuori posto, quasi che sia la musica stessa a tracciare i sentieri che poi la mente seguirà. Un lavoro affascinante, da ascoltare rigorosamente soli, per tutti coloro che non hanno paura di guardarsi dentro, utilizzando come chiave d’accesso al proprio Io una musica difficile e suggestiva. Grandioso.

Musicboom, Francesco Gemelli, March 2000
E’ necessario intraprendere il percorso “Amon” con una particolare predisposizione e una decisa inclinazione alla ‘introspezione’. Si può correre il rischio di rimanere schiacciati dall’ ‘impegno’ che questo album comporta; l’impegno di rifiutare un ascolto distratto e di rimanere distaccati da quello che può risultare come un piacevole momento riflessivo. Questo “The Legacy” esprime il coraggio di un’Ambient ortodossa, lontana da aperture cacthy e totalmente rivolta verso il basso, verso l’oscurità. Un viaggio che si svolge lontano dalla luce e che rinnega ogni possibile ascesa, rimanendo ad una ‘profondità’, che solo l’inclinazione all’ascolto può non rendere oppressiva. I drones evocati da Andrea Marutti in questa terza pubblicazione si ripetono intensamente per diversi minuti, variando molto poco la ‘forma’ assunta e intraprendendo direzioni tutte simili. La registrazione poteva essere migliorata, per esaltare i piccoli passaggi che si aprono nel corpo principale dei brani, e per donare maggiore compattezza all’album. Lavoro sconsigliato a chi non ama le composizioni Dark Industrial lunghe e ripetitive; per tutti gli altri, un’ottima occasione per guardare dentro se stessi.

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