Andrea Marutti & Carlo Giordani – Impressioni organizzate di ansie liquide (Part II and III) reviewed on Blow up (2)

The July/August 2020 special summer issue of Italian magazine Blow Up featured two distinct reviews of Impressioni organizzate di ansie liquide (Part II and III); here’s the second, written by Paolo Bertoni:

“[…] anche il materiale raccolto in ‘Impressioni organizzate di ansie liquide’ ha avuto una gestazione fuori dal consueto, nello specifico dal 2013 al 2020. Suggella la collaborazione tra Andrea Marutti, di cui ho detto in merito ai progetti, solitari o in compagnia, come Amon, Hall of Mirrors, Molnija Aura, Sil Muir, e Carlo Giordani, che pur in contatto da molti anni l’hanno concretizzata solo ora in occasione della sonorizzazione di un progetto multimediale di Massimo Indellicati, ‘Aquology – Oceano interiore’, in cui naturalmente l’acqua è elemento fondante. La prima delle cinque parti in cui si è risolta è uscito in formato MiniCD-r per la belga Taâlem, a febbraio, e la coppia conclusiva è prevista per il prossimo anno, in vinile. Sono dunque la seconda e la terza ad essere ospitate nel CD per i tipi di St.An.Da., con le registrazioni sul campo di Giordani, che ha sfruttato come matrice quanto raccolto durante un’esplorazione presso le dighe dei laghi Venerocolo e Pantano d’Avio, ad interagire, altresì come tessuto connettivo, con le componenti elettroniche curate da Marutti, per due estese suite, ‘Parte II – Ansia e sollievo’, mezz’ora, e ‘Parte III – Attesa’, quarantaquattro minuti. La prima con scrocchiante inizio concreto, suoni di allarmi, voci ed echi su risacca dronante, parentesi dark ambient con scrosci rumorosi, che diventano poi massa conglobante, e si placano sino a che l’acqua domina nel silenzio turbato da filamenti di tastiere e campane, la seconda che scalza le iniziali rarefazioni con un frangente scabrosamente industrial, premessa ad un’altra lunga porzione ambient che si profila in progressione sempre più tenebrosa, che quando si rischiara altalena tra cinguettii, battiti, sirene, abbai, tuoni, contenuti in una sinistra cornice. Di spessore anche l’ultima parte che, introdotta da un disimpegno drone, riassume metallici ardori industrial in crescendo, fino al quieto epilogo in cui si riaffermano acquatici palpitii.” (7/8)

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